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Distopia Digitale

Le maggiori città su scala globale si stanno trasformando in veri e propri centri di sorveglianza digitale.

Conseguentemente ad attivazione e sviluppo dei relativi “ smart programs “ interi quartieri, interi distretti urbani stanno assumendo sempre più i connotati tecnici di poli dedicati al controllo sociale.

Tecnologie e dispositivi di natura invasiva come il riconoscimento facciale e la biometria applicata, l’installazione capillare di videocamere ad alta definizione,  la lettura automatica delle targhe, l’illuminazione e l’impiantistica urbana smart, le luci blu, i paletti, antenne smart e ripetitori, le autovetture smart, l’amministrazione smart della cosa pubblica, le abitazioni “sostenibili” smart, gli utensili e gli elettrodomestici smart … tutti connessi in un unico network senza fili ( il quale si affiderà in termini di efficacia all’ubiqua introduzione del 5G ) , gestito da algoritmi governati da sistemi integrati di intelligenza artificiale, unità singole e snodi capaci di interfacciarsi, di trasmettere e di ricevere impulsi in perpetua comunicazione gli uni con gli altri….  l’Internet delle Cose è tra noi..

C’e’ forse qualcosa di preoccupante?

L’avanzamento tecnologico è sinonimo di progresso no?

Tutto questo è per la nostra sicurezza, produttività e convenienza, no?

Ebbene, lasciatemi dire … le strade che percorrete vi stanno spiando, il telefonino che portate dietro vi sta spiando, le città in cui vivete vi stanno spiando e le infrastrutture utili per le misure di confinamento, per i lockdown a venire, vengono poste in essere in questo preciso momento.

Il frastuono, la monolitica e fuorviante narrativa ufficiale degli eventi internazionale di carattere geopolitico, sanitario, culturale, dei costumi ed esistenziale assolvono il compito di distogliere l’attenzione dall’impetuosa, mai osservata prima e apparentemente definitiva accellerazione verso un cambiamento autoritario del mondo.

Non lasciate che vi si continui a prendere in giro, la verità dovrebbe emergere potentemente ed imporsi sotto gli occhi di può ancora vedere, lo sviluppo tecnologico digitale vi sta intrappolando, ogni vostro movimento è tracciato, ogni preferenza espressa registrata, i dati così raccolti convergono sui vostri portafogli digitali.

Attraverso l’atto quotidiano di lasciarsi depredare volontariamente di questi dati personali, della vostra inviolabile dimensione privata, ogni variabile di comportamento, ogni vostra interazione verranno catalogati e monitorati per andare a comporre un personalissimo, indelebile punteggio di credito sociale, il vostro profilo di cittadino.

Bravo cittadino cattivo cittadino, si, proprio come in Cina.

Una volta che le CBDC ( Central Bank Digital Currency ovvero l’euro digitale ) saranno adottate attraverso mandati politici stringenti non sarete più in grado di spendere il vostro denaro senza previa autorizzazione da parte delle autorità centralizzate che lo emettono ( la B.C.E. ) e che ne controllano circolazione e validità delle transazioni.

A breve la così detta identità digitale diverrà realtà in Italia come altrove; molti paesi democratici più avanzati nella sua implementazione come Australia, Canada e Scozia hanno già adottato simili sistemi e presto, per poter accedere a servizi pubblici e sanitari essenziali, per poter viaggiare e spostarsi sul territorio, per accedere ad aree diverse da quelle di residenza o per accedere internet, per poter lavorare o per curare le nostre faccende amministrative verrà richiesta una autenticazione digitale di identità.

Pensate forse che mai  tale sistema totalitario verrebbe mai accettato?

Lasciatemi dire….in questi ultimi – quasi – tre anni di PLAN-demia abbiamo assistito con sconcerto ad un accoglimento delle ” limitazioni alle libertà personali Covid “ senza particolari inceppamenti, senza notabile clamore da parte della stragrande maggioranza della popolazione.

La verità è che stiamo marciando ad occhi chiusi verso un oscuro, allucinante futuro tecnocratico e, mentre in tanti, ci siamo accorti di quelche sta accadendo, chi da subito, chi in seguito ad un processo analitico più articolato della realtà, chi per sentito dire, tutto ciò sta DAVVERO accadendo, non è un gioco, non è un film.

La società contemporanea, per intera, sta scivolando in un abisso digitale di carattere distopico, un progetto di resettaggio il quale, una volta compiuto, non consentirà più alcun margine, alcuna agibilità all’affermazione della nostra intelligenza creativa, della nostra indipendenza di giudizio, della nostra autonomia e dignità umane.

Invertire ORA la rotta attraverso un concreto e diffuso atteggiamento di rottura con l’odiosa, apatica acquiescenza che ha distinto la condotta di troppi tra noi potrà forse “ salvarci ” da questo incubo? Staremo a vedere, di certo sarà possibile tornare indietro se questo processo di maturazione non comincerà a manifestarsi.

LIBERTA o PRIVILEGIO?

Messaggio ai “vaccinati” e ai non “vaccinati”

vorrei esporvi la mia idea in rispetto alla differenza tra la libertà e l’iniezione del covid.

L’iniezione, davvero, ci “restituisce” le libertà?

La risposta è, assolutamente: NO

Accettando l’iniezione non si ottiene “libertà”, si ottiene il riconoscimento di un PRIVILEGIO.

Privilegio NON corrisponde a libertà ed ecco perchè:

Libertà non e’ uno stato che ci possa venire assegnato da qualcuno.

Libertà è autodeterminazione

Uno stato di libertà ci permette di decidere DA NOI  che cosa è giusto PER NOI.

Ogni privilegio o “diritto straordinario” viene sempre concesso a titolo di ricompensa in tributo ad un atteggiamento di obbedienza o acquiescenza.

Diritti speciali o straordinari sono titoli che  vengono accordati da figure di autorità.

In termini di realtà qualunque ente o autorità che concede un privilegio a chiunque lo potrà poi revocare in un momento successivo.

Le regole sono soggette a cambiamenti e possono subire modifiche dettate dal caso o in base ad una precisa agenda di passaggi i quali costituiscono SEMPRE gli interessi delle figure in autorità, mai quelli dei soggetti sottoposti.

Quindi, con le iniezioni non otteniamo libertà

… ma ci sottoponiamo servilmente alla discrezione delle autorità che decidono e decideranno per noi …

… e questo stato di prostrazione alle autorità corrisponde esattamente all’opposto della libertà. 

Accettare queste iniezioni significa accettare una dipendenza assoluta dalle autorità e dalle esigenze del sistema di governo tirannico che ne regolano il passo.

L’unica via per essere liberi è NON ACCETTARE la loro autorità e NON ACCETTARE LE LORO INIEZIONI.

Nel caso lo avessimo già fatto, se ne abbiamo già accettata una, non diamogli più peso del dovuto: tutto ciò che abbiamo bisogno di fare è non accettarne delle altre e smettere di partecipare a questo “gioco” insano.

Questa “pandemia” durerà soltanto tanto a lungo quanto noi decidiamo di continuare a credere alle loro ignobili menzogne e al clima di terrore somministrato dai media e

Questo è un urgente invito ad aprire gli occhi e a non accettare di barattare la vostra capacità di essere liberi e di determinare con le vostre scelte i vostri interessi vitali per dei privilegi, del tutto temporanei, che vi vengono concessi oggi e revocati domani.

Il più Grande Reset ( The Great/er Reset )

Per noi che consideriamo quello della Libertà il valore e bene supremo, più scorre il tempo e  più sembriamo prendere coscienza che un eventuale “ ritorno ” alla vita come la vivevamo pre-Marzo 2020 rimane una illusione.

La società umana formale appare irrimediabilmente compromessa dalle azioni e dai comportamenti di una maggioranza di individui i quali mostrano di non avere a cuore né – appunto – la propria libertà, non il rispetto di se e dei propri confini, tantomeno  la verità.

Questo ultimo,  concetto quantomeno fumoso in termini di una sua percezione soggettiva ma solidamente definibile in termini oggettivi in quanto espressione di una collezione di eventi concatenati, mantiene una importanza fondamentale nelle circostanze in cui la menzogna viene diffusa dal potere ( in senso lato intendiamo i governi ) con modalità sistematiche e totalizzanti tanto da divenire narrativa ufficiale  accettata su larga scala dalla maggioranza.

“ L’ostacolo più prominente alla scoperta della verità è l’idea che ne siamo già in possesso “

Voltaire

Alcuni tra noi tra noi credono che quella in atto sia una specie di apocalisse, di una letterale caduta dei veli e di una conseguente vista di ciò che eravamo impossibilitati a scorgere prima.

Altri investono in una visione messianica dell’intera cosa e si sentono assegnatari di un mandato trascendentale da parte delle forze del “ bene ” in un progressivo e collettivo movimento verso la verità assoluta. Per costoro la fase in atto offre l’opportunità per  una missione personale e motivo cosmico per cui si trovano a viverla in prima persona.

Qualunque siano i vissuti personali e la percezione di ciò che sta accadendo ci troviamo comunque tutti qui ed ora a spendere il nostro tempo di vita per sconfiggere la tirannia, oppure per soccombere ai suoi spietati diktat.

Per semplificare, diciamo  che l’eventuale ritorno alla vita di prima era – o lo è ancora – il nostro Piano A.

Vorrei presentare una ipotesi di Piano B nello scritto che segue.

Network Cellule di Libertà.

Freedom Cell Network, similmente ad una società fondata sul mutuo appoggio per il beneficio di tutti i partecipanti, è una rete di individui che condividono una comune comprensione su quali sono i requisiti per costruire e prosperare in una società libera.

La finalità è quella di lavorare insieme per realizzare tale progetto facendo focus sulle soluzioni possibili piuttosto che sulla, talvolta gratuita, definizione dei problemi.

Al momento in cui scrivo almeno 30000 persone sparse nel globo stanno lavorando e sviluppando all’interno di comunità di vita fondate su queste premesse, gruppi di uomini e donne liberamente costituiti in un distretto, un vicinato,  in un quartiere, in una città o metropoli, in un villaggio o paese, in una realtà non urbana.

“ Non riuscirai mai a modificare l’esistente combattendone le forze, ma costruendo un nuovo modello organizzativo che rende quello esistente obsoleto “

R. Buckminster Fuller

Il principio catalizzatore in Freedom Cell è quello della decentralizzazione del modello organizzativo, la persona umana e le sue aspirazioni alla base delle decisioni e delle risoluzioni, senza appoggiarsi alla costituzione di una maggioranza o di una minoranza interne ai gruppi. 

L’obiettivo è quello di restituire potere decisionale all’individuo affermandone quindi sovranità personale , autonomia delle scelte e rispetto di se in una dimensione di libertà, solidarietà e condivisione di intento.

In questa cornice le forze avverse alla realizzazione di un progetto di vita in autonomia dalle istituzioni divengono inefficaci, la forza di un gruppo di soggetti consapevoli e uniti è superiore alla forza dello stato e al suo esercizio monopolistico di violenza ( psicologica e fisica ).

5 passaggi per l’attuazione di un Piano B

1.

Smettiamola di pensare in termini di “normalità” – il modo di vivere che era non tornerà, i potentati globalisti non lo consentiranno. Una volta accettato questo potremo dedicare la nostra attenzione alle soluzioni.

2.

Siamo pro-attivi – se siamo convinti interamente che mai ci lasceremo iniettare il siero genoma-modificante ( che NON è un vaccino ) dobbiamo cominciare a pensare COME ci prenderemo cura di noi stessi e dei nostri cari.

3.

Guardiamoci intorno – cominciamo a posare le basi per la costruzione di una comunità, di un piccolo gruppo di persone in comunione di intenti; se per realizzare questa condizione di maggiore prossimità, occorre spostarsi in una altra zona geografica, ebbene cominciamo da subito a creare le condizioni perché ciò avvenga.

4.

Troviamo/ritroviamo noi stessi – questa impresa non si svolge soltanto nel dominio fisico e materiale. 

Rallentiamo il “treno” dei pensieri, spesso negativi, fermiamoci se questo fosse necessario.

Ascoltiamo ciò che accade dentro di noi, la nostra coscienza, definiamo con accuratezza che cosa è che stiamo combattendo, quali le nostre motivazioni muovendoci dalla dimensione spirituale verso quella più contingente.

5.

Impegniamoci con il corpo e con la mente a fare tutto ciò che sarà necessario per proteggere noi stessi e le persone che amiamo.

Impegniamoci a considerare decisioni che potrebbero condurci fuori dalla nostra zona di comfort materiale.

Focalizziamo sugli obiettivi a lungo termine senza perdere di vista quelli più immediati.

Piccolo è bello

Non occorrono rivoluzioni, non serve convertire le masse a nuovi credo politici o spirituali. non è necessaria la creazione di un movimento popolare, queste sono illusioni legate al rafforzamento di gerarchie e di schemi antichi che non hanno mai promosso gli interessi autentici della persona umana, illusioni diffuse dalle elite di potere e propagate dalle forze occulte, le conseguenze delle quali dinamiche riempiono tristemente i testi di storia.

Il culto della centralizzazione e del discorso politico operata dal potere è solo funzionale alla creazione di caste, di ceti sociali, di albi professionali, di classi e di gerarchie.

L’identificazione e validazione ideologica di tali culti impongono sempre la divisione, la perdita della libertà, l’offuscamento della nostra vera identità e la negazione dei diritti naturali che possediamo dal momento in cui vediamo vediamo la luce di questo mondo.

Ogni persona è portatrice di competenze e di talento naturale nell’esercizio delle più diverse abilità intellettuali, artistiche e tecniche, attività primarie quali l’orticoltura, la costruzione e manutenzione di impianti elettrici, murari e idraulici, il pronto soccorso e la cura della persona, la medicina naturale, l’alfabetizzazione informatica, l’accesso alle nuove tecnologie, nozioni specifiche su economia, sistema monetario e digitalizzazione degli scambi monetari su piattaforme criptate, la scuola parentale, la preparazione dei cibi per citarne solo alcune, abbiamo tutti qualità ed esperienza da condividere e da contribuire, freedom cell si basa sulla libera adesione e sul comune intento dei partecipanti al successo di tale cultura..

Quando la Cellula cresce sopra al numero ideale di partecipanti al progetto si potrà concordare una scissione per andare a costituirne un’altra. 

La forza di ogni singola cellula è quella costituita dalla facoltà di fare rete, di collaborare e lavorare in concorso con altre cellule ad un determinato progetto, di rimanere distinte e di preservare le  funzionalità acquisite garantendo così con resilienza gli equilibri interni maturati.

Tutte le decisioni prese all’interno della cellula vengono condivise e accettata in base alla sintesi dei  valori  etici fondanti e comunemente accettati.

Per informazioni maggiormente dettagliate, sui dati e sulle esperienze esistenti ecco alcuni link ( Inglese ):

Introducing The Freedom Cell Network!

https://everything-voluntary.com/freedom-cells-networks-free-society

How the Freedom Cell Network Can Help You to Find Freedom in an Unfree World

The Greater Reset

Per iscriversi al portale di ricerca  di Freedom Cell Network e per connettersi/riconoscersi nel mondo:

https://freedomcells.org/members/

La scienza della Legge Naturale ( Mark Passio):
https://whatonearthishappening.com/

La Legge Naturale, Mark Passio ( ITA )

Cio’ che stiamo vedendo oggi

Ciò che stiamo osservando oggi è il risultato di decenni di condizionamento sociale centrato su di un processo di normalizzazione delle dipendenze, dell’ accettazione passiva ed esecuzione di ordini, dell’adozione di un pensiero unico dominante e di branco.

Gli esseri umani fanno ciò che viene percepito come sicuro e non ciò che detiene un valore morale, etico o governato dalla logica. I moderni tecnocrati, gli esperti, sono consapevoli di questo da sempre.

Generalmente assumiamo che il mondo stia divenendo, di anno in anno un posto migliore.

Ma se ci fermiamo a valutare le nostre libertà individuali, la conclusione è che l’opposto corrisponde al vero.

La maggioranza degli studi eseguiti in materia e, sopratutto, la nostra esperienza soggettiva ci dicono che l’umanità è meno libera oggi di quanto non lo sia stata anni fa.

20 anni fa avevamo accesso ad una Internet decentralizzata e, relativamente, almeno nei paesi occidentali, godevamo di un accesso senza particolari costrizioni al sistema economico e finanziario.

Oggi Apple e Google esercitano una censura senza precedenti sull’informazione e sulle applicazioni che operano sui nostri dispositivi, mentre Visa e Mastercard pongono limite all’acquisto di beni e alla fruizione di servizi.

Ogni anno cediamo potere e controllo sulla nostra vita ad un manipolo di funzionari esecutivi, non eletti da nessuno, i quali fanno capo a corporazioni globali che non hanno a cuore il nostro diretto interesse.

La maggioranza di noi si porta sempre appresso dispositivi in grado di tracciarne i movimenti, gli amati “telefonini”, rendendo così possibile alle suddette corporazioni di fare uso dei nostri dati personali e di bombardarci di contenuti di intrattenimento la quale funzione primaria è quella di mantenerci distratti e apatici.

Al contrario di 20 anni fa, siamo oggi circondati da telecamere e dispositivi di rilevamento biometrico i quali, in paesi come la Cina, convergono i dati raccolti verso nodi A.I. – Intelligenza Artificiale – al fine che nessuno riesca a sottrarsi al sistema di controllo in atto.

Nel 2017, la Cina ha superato l’economia degli Stati Uniti in termini di potere di acquisto affermando con vigore al resto del mondo che le libertà individuali non sono più necessarie allo sviluppo economico.

Oggi stiamo assistendo ad un attacco sistematico ai diritti umani più elementari e alla libertà di parola, di movimento e di associazione spontanea su scala globale.

In questo scenario apocalittico e oscurantistico verrà qualcuno a salvarci?

Sembra che le menti più attive e creative della presente generazione – quelli che una volta si potevano definire “intellettuali” – siano occupate a propagare un modello di impresa nebbiosa, i quali margini appaiono sempre più erosi da divieti e da normative imposte proprio dalle corporazioni di cui sopra.

Al massimo, questi attori non protagonisti, producono contenuti digitali adatti a mantenere lo status quo, vale a dire, tutti gli altri “connessi” senza sosta ai loro dispositivi elettronici.

Tutti gli altri sembrano davvero troppo assorbiti, forse meglio dire assopiti, dall’abbondanza di contenuti di intrattenimento spazzatura disponibili ” in Rete ” per dedicare un briciolo di attenzione critica a ciò che sta accadendo e, conseguentemente, a divenire consapevoli dello sfacelo e delle macerie esistenziali generate.

Nell’atto quotidiano di osservare tutto ciò viene da chiedersi che tipo di eredità la presente generazione lascerà a coloro i quali solcheranno questa terra in un prossimo avvenire.

Se mai un riscontro veritiero venisse ad emergere dai libri di storia sulle dinamiche e sulle tensioni sociali e politiche dei nostri tempi, questa generazione di esseri umani verrebbe presentata come quella che ha ceduto ogni possibilità di vivere comunitariamente in relativa libertà per un progetto distopico e autoritario che assomiglia più ad un orrendo incubo che ad una impresa umana.

O forse, sempre in un ipotetico, equilibrato e veridico riscontro storico, verremo ricordati come quelli che hanno difeso quelle libertà che le generazioni precedenti avevano tanto combattuto per vederne affermati i tratti essenziali?

Il potere del Gioco, il Gioco del Potere

“… il potere non si prende, si sorprende …” diceva un saggio qualche tempo fa e Huizinga definiva il gioco come un atto non imposto che stravolge le regole della vita “vera “, della vita ” ordinaria “, dal quale si trae soddisfazione, piacere, gioia sebbene esso sia peculiarmente un atto disinteressato.

Nel mondo imperfetto esso crea una perfezione temporanea e limitata che forse in rapporto a quello si pone come una ” illusione ” ( Ludere = Illudere ) ma una illusione che permette di assaporare momenti di realizzazione e di appagamento talvolta del tutto assorbenti ( ci si dimentica di stare giocando ) e che prefigura un mondo ludico in cui ciascuno operi secondo regole liberamente scelte.

La retorica legata al lavoro, la demagogia che ne accompagna l’esaltazione spesso autolesionistica, viene a subire dall’esplosione giocosa il più’ duro degli attacchi, per cui il ” mondo migliore “, nell’immaginario di ognuno, finisce col fondarsi immancabilmente su un momento ludico piuttosto che sul lavoro ” soddisfacente “.

Il gioco crea legami duraturi anche dopo che il gioco è finito: legami solidali, affettivi sentimenti di coesistenzialità che si oppongono alla solitudine, all’isolamento, all’incomunicabilità voluta dal dominio a difesa della propria stabilità.

Il gioco è partecipazione, è sperimentazione del mondo esterno, comunicazione non esclusivamente verbale, conoscenza diretta del proprio ( ed altrui ) corpo e della propria ( e altrui ) mente.

Ma il gioco è questo ed anche il contrario di tutto questo. Quando è il Potere che ” tiene banco ” il gioco assume aspetti opposti; da strumento di partecipazione, di protagonismo, esso diventa strumento di controllo e di recupero, da momento creativo e trasgressivo esso diventa cupa reiterazione, labirinto dell’alienazione e della solitudine metropolitana, l’uso dello Sport, dello spettacolo sportivo, l’utilizzo delle varie lotterie a premi assegna al gioco gestito dal Dominio il ruolo di deterrente della conflittualità, una sorta di antico ” oppio dei popoli ” da allineare accanto alla gestione gerarchica della religione ( tra gioco e rito sacro esiste una correlazione evidente ).

L’eccessiva ideologizzazionepotrebbe però indurci a credere che solo in mano al ” potere costituito “, alle istituzioni, il gioco diventi beffardo strumento di subordinazione e controllo, ma probabilmente non è così.

Il gioco può essere soltanto unilaterale anche a livello di rapporti individuali. I termini ” gabbare “, prendersi gioco di, burlarsi, ecc. individuano un’attività ludica unilaterale tutt’altro che immediatamente liberatoria, cooperativa, solidaristica.

Il gatto con il topo gioca, il topo con il gatto certamente no.

Per il gatto, per il suo comportamento, valgono i criteri individuati per definire il gioco ( atto libero, non imposto, che dà soddisfazione, senso di realizzazione ecc. ), ed è lui che decide quando e fino a quando giocare, come giocare e così via. Il topo non decide nulla e certo non si diverte, come non si divertono affatto le vittime di scherzi atroci, gli inermi e i perseguitati che subiscono il sadismo di chi è in una posizione di forza e la utilizza in questo senso. La sopraffazione può quindi allignare anche nel gioco e divenire attraverso di esso ancora più perversa.

L’universo del gioco è davvero variegato: da momento per apprendere e conoscere sé stessi ed il mondo esterno, da momento di comunicazione e sperimentazione delle relazioni solidali, da momento di liberazione da regole e norme imposte dall’alto, a momento di persecuzione ed oppressione il gioco avvolge ed accompagna l’esperienza dei viventi dai suoi aspetti solari fino a quelli più oscuri e detestabili.

Uno degli Eccessivi

Credits: Libreria Anomalia Roma ( Atti seminario sulla Trasgressione ) 1989/2019

Questo Mondo in cui Viviamo

La Fábrica, Sant Just Desvern, Spagna,
Rovine e Rinascita

Noi che viviamo in un mondo in cui gli specialisti del recupero e della domesticazione tendono a mistificare ogni forma di opposizione con l’aqua santa del consenso.

Noi che viviamo in questo mondo uniforme in cui la vita assume sembianze di morte, che viviamo in un mondo in cui la costrizione, il sacrificio, il salariato sono forme abituali di non-vissuto quotidiano, in cui la merce dialoga con altra merce con la nostra voce, attraverso i nostri corpi, per mezzo delle nostre bocche, un mondo in cui la fabbrica sociale – ogni momento della nostra sopravvivenza – é padrona incontrastata dei nostri gesti, delle nostre sembianze.

In cui la parcellizzazione dei sentimenti e delle passioni è la somma dei nostri comportamenti abituali. In questo mondo in cui ” dai tempi di Marx le cose sono cambiate molto poco, le idee dominanti sono sempre le idee delle elite dominanti, il che non fa meraviglia, dato che la classe che domina oggi è la medesima “.

In questa notte oscura i cuori narcotizzati dalla morfina dell’addomesticamento smettono di pulsare alla ricerca della realizzazione dei desideri, in questa notte in cui lingue cucite dai lacci del risentimento e dalla frustrazione smettono di urlare la propria lucida rabbia, in questa notte di piombo in cui i corpi assassinati dalla sopravvivenza e dall’astinenza di emozioni interrompono la ricerca di stimoli e tensioni che soli possono portare al superamento delle stato di cose presenti, allo sviluppo del movimento per la propria emancipazione.

Spezzare e disvelare gli artifici e gli inganni dello spettacolo sociale sotto tutti i suoi aspetti. Mostrare i denti a chi parla di comunità terapeutiche, a chi blatera di ” realizzazione nel lavoro “, di tavole rotonde, di telefoni amici, di elogio della follia ( cullato nella sua sanità mentale … ), di istituzioni democratiche e altre coglionerie …

In questo oscuro universo, ricercare i fili rossi che collegano gli avvenimenti del passato ai nostri tempi. Criticamente studiare e analizzare movimenti e comportamenti collettivi e individuali che, timidamente, ambiguamente, radicalmente, si sono opposti, e si oppongono all’ideologia dominante.

La trasgressione dell’ordine sociale, del vissuto, dei rapporti umani … in contrasto ragionato ai pontificati dei soliti manipoli di esperti, animati dalla nostra soggettività, attenti a cogliere i segni manifesti del rovesciamento di prospettiva o a denunciare l’opera del recupero, senza concedersi pause né concederne a nessuno.

Uno degli Eccessivi, Roma ( 1989/2019 )

Credits: Libreria Anomalia, atti Seminario sulla Trasgressione.

Il Delirio Dei Sani

…il vecchio senzatetto è di nuovo in strada, grida e inveisce ai passanti ad un incrocio in una grande città …

……Come godo degli sguardi di derisione impressi sui vostri volti, calmi, contenuti passanti!

“ ma te guarda questo come è ridotto…fa davvero ribrezzo…con quegli orribili capelli lunghi e tutti intrigati, quella barba incolta…che razza di relitto di persona!”

“ ma che pellaccia tutta raggrinzita, tutto piegato in avanti … e quelle braccia scheletriche! … ma poi senti come urla e come lancia veleno, si capisce che quel diavolo non ha proprio niente da perdere!”

L’amareggiato senzatetto, il barbone, il vagabondo, lo sbandato… continua la sua arringa sguaiata rivolta alle persone normali, a tutte quelle persone ragionevoli e giuste che stanno dentro una delle diverse categorie accettate nella società….

E’ chiaro che siete incazzati con me… dovrebbero darmi qualcosa per sedarmi, per zittirmi, dovrebbero contenermi in una camicia di forza, ricoverarmi, togliermi dalla vostra vista! Ma prima che questo accada … lasciatemi dire due cose!

Sapete come vengo realmente ripagato dal vostro disprezzo e dalle vostre smorfie di disgusto? O voi, persone sane, ma lo sapete cosa significa essere sani? Godere di una buona salute mentale significa trovare un posto nella società. I manuali della psichiatri la definiscono una abilità funzionale, quella di trovare un posto nella società. Chi non riesce in questa cosa viene definito malato, insano è colui che non riesce in questo atto performativo, in questa obbligazione. Uno deve desiderare di prendere parte socialmente ed economicamente nella vita che si trova strutturata intorno a lui oppure accettare la propria diagnosi psichiatrica. Considerarsi un paziente.

Quindi … le mie congratulazioni a tutti voi normati efficienti, adattati passanti, voi tutti riuscite degnamente ad aderire alle convenzioni sociali, siete individui rispettati e in buona salute proprio per questo!

Ma vi siete mai chiesti in che cosa esattamente vi riconoscete? In cosa esattamente partecipate attraverso i vostri sforzi e contributi? Quali sono gli esiti globali riconosciuti di una simile impresa umana? Il vostro funzionamento all’interno di questo paradigma che tipo di risultati produce? Chissà se rimarreste sorpresi dall’ironia dell’intera cosa!

Voi fate riferimento ad un apparato che di più alieno dal resto dell’universo noto non si può immaginare! Fate riferimento a dei valori apparentemente alti, supremi, così alti e supremi lo sono perché ve li ha trasmessi una entità divina, voi dite, gli esseri umani emergono dal mondo vivente e dominano la natura, gli altri animali… scrutano la vastità degli spazi e del tempo, creano e sostengono una cultura  e una tecnologia le quali si pongono in totale antitesi alla natura stessa.

Una mostruosità di proporzioni titaniche!

Mentre giocate secondo le regole, mentre siete dei buoni attori nello svolgimento del ruolo che vi è stato assegnato in quanto lavoratori, padri, madri, amici, nemici, prepotenti o buffoni vi sommergete nella melma, nella melma di questa mostruosità titanica! Ne siete divenuti parte. Ma non cercate di far finta che la vostra felicità sia senza macchia, innocente … non siete che degli ingranaggi.

Vi rilassate nella gioiosa realizzazione di avere successo nell’atto quotidiano di stare dentro le cose, di essere normali, di incastrare bene con tutto il resto, questo successo è ricavato dall’orrore e dall’agonia che qualsiasi tipo di creatura mostruosa sia mai stata capace di infliggere. La qualità del vostro tenore di vita e’ la conseguenza dell’olocausto imposto a tutte le  altre specie viventi, non avete il minimo dubbio che la schiavitù e la tortura dispensata loro, che lo sterminio sistematico di chi non può opporsi alla vostra civiltà aggiunga un valore negativo al vostro benessere.

La prosperità delle classi medie dipende dalla schiavitù di altre schiere umane che languiscono in povertà e nel degrado, i vostri governi democratici e progressisti sostengono le peggiori dittature in altre parti del mondo, e questo andrà avanti fino al giorno in cui anche voi diverrete spendibili, obsoleti, sostituiti dalle macchine e dispensati a vostra volta di quella stessa schiavitù, di quella tortura, di quella sofferenza che adesso appaiono così distanti e impossibili

Questo modello antropocentrico sta davvero funzionando bene, il padrone assoluto e custode di tanta evoluzione selvaggia si compiace della vostra aderenza ai suoi dettami, minacciare con l’estinzione tutto ciò che non rientra nel suo disegno divino è l’unica via da percorrere, non è così?

Siete dalla parte giusta! Dalla parte di un bamboccio dalle pupille dilatate con in mano due enormi pistole e che gioca ad essere Dio, e voi vi sottomettete e sottoscrivete alle regole di questo gioco mentre lui fa finta di sapere cosa sta veramente combinando!

Siete così bravi nelle vostre attività performative, nello svolgimento delle vostre funzioni che quasi non vi si riconosce più come degli individui, state dentro così bene dentro questo abominio dove ogni singolo atto, ogni convenzione, ogni regola contribuisce in modo determinante al nutrimento di tale barbarico progetto.

Ma chissà, forse alcuni di voi ne parlano, forse giran delle voci….ma a gridare a gran voce dell’assurdità di questo progetto si rischia di venire etichettati come pazzi e rinchiusi.

Il mio, cari passanti, è un titolo curioso, il matto.

Per quale motivo ho addosso una tale etichetta? Perché mi tiro indietro e non partecipo alla mostruosa messa in scena? Perché non mi associo o non mi identifico con singoli despoti o con particolari gruppi di potere, perché mi pongo come testimone della vostra grottesca farsa …  pago il prezzo di venire discriminato. Ma che razza d’uomo sono quando non riesco a mantenermi un lavoro, quando non riesco a comprarmi una casa o di metter su famiglia?

Pazzo, anormale o soltanto alienato?

Io: Un inabile subumano che non investe nella narrativa dominante ma che se ne rimane in disparte a guardare. Siete dei grandissimi ipocriti e dei buffoni, orgogliosi uomini e donne che non hanno la minima idea dove stanno andando, titani della biosfera! Più vi legate agli schemi della società civile più vi sottrarrete al disegno della Natura, e non crediate che la brutalità umana possa in qualsiasi misura eguagliare quella della Natura! Un orgia di distruzione, in un derby votato a stabilire chi o cosa sia più perversamente dotato ad affermarsi quale vincitore di tale vanitoso titolo.

Voi gente sana e orgogliosa, fermatevi a ponderare anche solo per un momento, quella che viene definita Salute Mentale, non è che conformità, una sottoscrizione a partecipare in un progetto così folle senza senso che si imporrebbe all’attenzione su qualsiasi altro progetto mai concepito in un manicomio!

Ma… gente sana! Permettetemi un esortazione…. non rimanete a ponderare troppo a lungo su questo scenario, su questo orrore, potreste cominciare a perdere i colpi, potreste divenire inefficienti, potreste perdere la vostra sanità mentale e andare ad ingrossare le file di quelli come me, dei perdenti, dei prostrati…meglio rimanere dalla parte di Homo Sapiens e di mirare alto mentre l’intero pianeta viene saccheggiato e impoverito in funzione del suo supremo interesse.

Non smettete di ripetere il mantra che vi hanno insegnato, insegnatelo anzi ai vostri figli.

Come godo e quanto fruttuoso tesoro ne traggo degli insulti, del disprezzo e della pietà maligna che ispiro in voi sani passanti!

Mi dimostrate ogni volta che non sono uno di voi, che non ho un ruolo nella società dei giusti e dei sani, negli schemi e nelle prescrizioni che la rendono così atroce e temibile, così moderna.

Approfondimenti :

Antipsichiatria

La Malattia Mentale Non Esiste

Grazie a https://rantswithintheundeadgod.blogspot.comper l’ispirazione e parte dei contenuti di questo blog

Cosa Rimane della Favola sulla Nostra Esistenza

EFILISM : cosa rimane della favola sulla nostra esistenza.

Questo neologismo deriva dall’inversione letterale del termine VITA , in inglese LIFE (EFIL = LIFE ) ed e’ comunemente riconosciuto nei circoli intellettuali che trovano sede, per  dibattiti e discussioni filosofiche in Rete, sul tema dell’ ANTINATALISMO, o meglio di quella particolare visione della vita senziente in quanto percorso connotato da valori negativi quali la sofferenza, la competizione o lotta per l’affermazione del più forte,  dall’inseguimento vano di un benessere materiale e sensoriale  evidenziato dal seguente ragionamento critico come un bene irraggiungibile.

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 Il  pensiero scettico  che si attua attraverso un esercizio costante e soggettivo della nostra facoltà di  raziocinio e in virtù di un processo che possiamo definire senso-centrico appare il metodo più accreditato nella valutazione della pervasiva condizione umana che ci accomuna.

 Questo esercizio non può che condurre ad una verità tanto più vicina all’assoluto,  tanto più oggettivamente verificabile e condivisibile attraverso l’uso delle nostre capacità intellettuali, estendendo questo ragionamento al resto del mondo vivente possiamo dire che   quest’ultimo e, conseguentemente,  la vita degli individui che lo popolano, sono trappole mortali, ogni organismo vivente che nuota, vola, striscia, ogni creatura   che solca il suolo, ogni molecola che compone e determina il destino di questi individui, non gode di alcuna libertà di scelta, ma si trova altresì alla merce’ degli eventi “ cosmici ” e dei fenomeni naturali che ne condizionano l’integrità  nell’atto di imprimere alla propria esistenza qualsiasi qualità  fondamentalmente positiva.

Per prima cosa, il DNA  che anima il mondo vivente non e’ che un “copione” scritto dalla Natura, ovvero da quell’insieme di processi di biosintesi molecolare chiamato VITA, il quale si sottrae alle più rigorose delle leggi scientifiche note, alla Fisica degli oggetti enormemente grandi o immensamente piccoli che si spostano nello spazio, indistinguibili e inseparabili da esso.

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Il DNA non ha alcun motivo logico di esistere.

Il DNA è il vero e unico creatore dei tortuosi percorsi minati da una schiera di pericoli costanti, da rischi noti e meno noti, dal disagio costante che ci governa, dalla paura in quanto emozione primaria di difesa , dalla sofferenza e dalla morte certa che ogni creatura più o meno senziente trova se stessa sottoposta a dover subire dal momento della propria nascita a quello della capitolazione, spesso violenta, angosciante, lenta, inesorabile.

Il DNA e’ al contempo l’Entità che concepisce la vita e quella che tormenta, tortura e uccide ogni creatura vivente.

Il DNA ha messo in atto questo insensato progetto di sterminio seriale per centinaia di milioni di anni su centinaia di miliardi di soggetti senzienti e di organismi viventi…e continua a farlo.

Virtualmente, il solo dispositivo di difesa che ci e’ accordato, e’ la costruzione di una gamma di esperienze positive, le quali sono sempre e invariabilmente vulnerabili scappatoie alla nostra condizione e, per via dello loro  stessa trama, fallaci nell’implementazione.

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Il Non Esistere

Il solo fatto di non esistere, in quanto individui i quali in diversa misura sono capaci di razionalizzare la loro propria condizione , non ha mai causato danno o menomato  niente e nessuno; in contrasto,  l’ipotesi di NON ESISTERE  non sembra implicare alcun problema, nessuna contro – indicazione nel non esserci.

Possiamo quindi concludere che l’ipotesi contraria, quella di ESISTERE , di esserci, non detiene alcun valido, apprezzabile motivo per realizzarsi.

Non c’e’ alcuna ragione sana e razionalmente giustificabile al mondo per passare da uno stato di NON ESISTENZA ad uno di ESISTENZA.

Ogni formato di “esperienza positiva” che abbiamo l’impressione di riuscire  a costruire costituisce un tentativo nell’ attualizzazione di un progetto, di una strategia relativa all’edificazione di strutture materiali e  costrutti mentali ritenuti adatti ad ovviare le difficoltà e le deprivazioni, a ripararci dal rischio di subire danni fisici, emotivi e psichici, danni lievi e cumulativi, debilitanti e svantaggiosi, permanenti e fatali.

Questo significa che parte di ciò che percepiamo di noi stessi e del mondo che ci circonda,  che non esitiamo a catalogare come esperienza di vita positiva in realtà è solamente un opera di de – costruzione ( nella accezione pratica del temine piuttosto che di quella filosofica ) di qualcosa di negativo, di riparazione di un guasto senza alcuna certezza che tali energie o risorse, che tali operosi interventi, non conducano poi, nel tempo, a qualcosa di ancora peggiore.

La virtu’ costituita da un  avanzamento tecnologico e bio medico senza inibizione alcuna il quale,  di pari passo alla maggiore conoscenza umana del mondo che ci accoglie dovrebbe, in teoria, garantire a tutti un migliore standard e aspettativa di vita … una vita biologica media prolungata … forse di 500 volte …  Sotto la lente Efilista si impone  quale una virtù dal dubbio spessore morale.

Questo tipo di prospettiva  Positivista, propagandata  come risolutoria e benefica per la  qualità di vita delle moltitudini , in realtà non fa che massimizzare il grado qualitativamente NEGATIVO  della vita in se ( e l’esatto opposto di ciò che può venire considerata una “esperienza positiva” ) cui veniamo assoggettati dal momento in cui veniamo al mondo, moltiplicato forse di 500 volte … basti pensare ai regimi militaristi e dittatoriali, alle super prigioni tipo Guantanamo Bay, ai disastri ambientali, alle guerre mascherate da missioni di pace,  allo sviluppo di sistemi intensivi di sfruttamento e di sterminio ( allevamenti e mattatoi in primis ) , alle crisi economiche globali, alla scarsezza delle risorse naturali primarie  tutte conseguenze di attitudini predatorie di alcuni gruppi di potere… fino al più bieco e cieco Antropocentrismo che presenta l’Uomo come unica misura dell’Universo.

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Il Gioco di dover vivere la vita e l’azione punitiva del DNA

Se, come abbiamo visto, primariamente, correggere un errore riparandolo senza alcuna certezza di ottenere un esito apprezzabile rimane esercizio futile e senza senso, in ultima analisi , il fatto che ci appaia possibile godere positivamente, in un particolare momento, di una particolare esperienza, non compensa comunque il grado di effettiva ingiustificata tortura quotidiana arrecataci dalla partecipazione allo schema complessivo entro l’arena nella  quale si svolge questo GIOCO.

Un gioco crudele,   le quali regole non le abbiamo negoziate minimamente, un gioco nel quale quelle regole stesse vengono continuamente cambiate o aggirate o manipolate da chi, politicamente e economicamente motivato,  crede di poterne uscire vincitore…un giorno. 

La fine e’ certa, l’agonia quasi assicurata tanto quanto lo è l’impossibilità  di mandare indietro l’orologio degli avvenimenti , di fermare le lancette nel loro incessante tintinnio,  di nullificare, in quanto partecipanti  INVOLONTARI a questo gioco e sue vittime designate, l’azione punitiva del DNA, entità la  quale utilizza i nostri confini corporali e sensoriali at random per portare a compimento questo assurdo esperimento.

Queste non sono opinioni.

Quella descritta è la realtà fattuale delle cose, la così detta “esperienza positiva” non si assurge a macchina del tempo, ne ci consente di cancellare quanto di pesantemente doloroso e mortale ci attanaglia dalla culla alla fossa. E’ solo un penoso intervento lenitivo, a volte del tutto immaginario e autoreferenziale, che prolunga l’esperimento

Qualsiasi grado di positività nell’esperita’ dell’esistenza terrena, quindi dell’esistente, NON può ripararci dal  terrificante esperimento del DNA, il quale accade dentro e intorno a noi.

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Scenari a Venire

Dovremmo forse accreditare i predicatori dell’ottimismo? Coloro i quali, in nome di dottrine umaniste e religiose promettono ai “fedeli” dei paradisi a venire?

Nel primo scenario, costoro non fanno i dovuti conti con il futuro che ci attende da una prospettiva di gestione tecnocratica della società, tutto questo benessere hi-tech, tutto questo fittizio intrattenimento delle menti e dei corpi soggetti alla possente presa dell’industria eletta a far loro credere che il tempo speso dentro le loro super moderne camere della tortura e simulatori extra-dimensionali possa infondere senso alla vita, al fatto di “esserci” e di dover, a priori, partecipare produttivamente a questa farsa;  l’inconsistenza e totale inattendibilità scientifica delle favole cui si fanno promotori i predicatori del secondo scenario non merita neppure una nota di critica razionale, la follia religiosa ponendosi in esatta antitesi all’esercizio razionale dell’intelligenza media, facoltà la quale ciascuno di noi appare dotato.

Contenere l’esperimento del DNA

Come possiamo ridurre le istanze di sofferenza e di speranze tradite di coloro i quali sono ancora parte,  loro malgrado, di questo insano gioco?

Il discorso filosofico Efilista applica con rigorosa logica l’unico principio capace di ridurre le opportunità al DNA di giocare al massacro col mondo vivente.

In quanto mammiferi raziocinanti, quindi capaci di comprendere lo svantaggio di esistere, avremmo il più diretto interesse a scomparire, interrompendo ogni ciclo di riproduzione e di moltiplicazione,  ma anche tutte le altre specie e le piante … e oltre….

Tutta questa sofferenza, quel graduale decadimento, tutto ciò che genera  patimento e tribolazione può e deve venire prevenuto: la vita non deve accadere.

La vita in sé è  substrato e compost biochimico essenziale e universale  affinché il DNA abbia modo di proseguire il suo esperimento.

L’Universo che ci contiene e quello che sta’ dentro di noi, la fibra e il nutrimento essenziale al DNA deve venire disarmato e bloccato permanentemente dalla sua capacità di replicazione.

L’odierna  tecnologia e’ in grado di offrirci la possibilità di ridurre il danno, di minimizzare il rischio.

L’intero mostruoso sistema, il tritacarne del DNA,deve venire indotto, nelle sue funzioni, entro un  regime sostenibile,   quelle componenti di esso, quei circuiti che altrimenti continuerebbero a generare offese e sofferenza inaudite ai corpi intrappolati nei suoi ingranaggi vanno rese ridondanti , ridotte a funzionare a regime sostenibile,  così da assicurare un tempo a venire meno traumatico e ansiogeno, un tempo dove tutto questo mostruoso macchinario sara’ diventato obsoleto, innocuo, memoria distante.  

the road to antinatalism

Per maggiori info in italiano sulla questione dell’ ANTINATALISMO visita QUI.

Altri liks fondamentali per cominciare a riflettere e mettere a fuoco la questione del ( non ) senso della vita, per  migliorare il nostro grado di consapevolezza in rispetto alla necessità di vanificare l’azione dei torturatori civili e collaborazionisti, degli alleati del DNA, loro indiscusso signore,visita i seguenti Videoblogs e i  Forums ( tutto in Inglese ) :

http://efilism.com

http://donotgod.com

http://vloggerdome.com

https://www.youtube.com/user/antinatalism1

http://www.knunst.com/planetzapffe/

 

#Efilism  in 18 minutes talk ( any dummy would get it )

 

Grazie a URBAN DICTIONARY per la sintesi che mi ha permesso di fare sul tema con il proprio materiale pubblicato nell’opera di redazione di questo blog……

Grazie a Gary Inmendham per l’inesauribile energia e fonte di argomenti a favore della filosofia Antinatalista e razionalista ( what a stepping stone on my life journey you’re being my man!!)

— The Droid — 09 2018 —

3 Febbraio 2018 : oh jeez! Its tek-PUNKy time!

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L’invenzione della Specie

Il 29 Maggio scorso presso la Libreria Anomalia a Roma abbiamo assistito con interesse alla presentazione del libro L’invenzione della Specie, di Massimo Filippi, volume edito da Ombre Corte.

Il testo che segue ne è la trascrizione più’ accurata che siamo riusciti a renderne.

A cura di GiEsse.

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Viviamo all’interno di una norma sacrificale dove si incrociano una Ideologia che giustifica lo smembramento dei corpi, non solo quelli animali, ed una serie di dispositivi che rendono possibile tale  smembramento.

(Tesi principale del libro).

L’ideologia sostenuta dallo Specismo si rifà alla “macchina antropologica” di Giorgio Agamben, che separa l’uomo dalla nuda vita animale attraverso un’operazione che prevede un centro vuoto, e si avvale di meccanismi che sono simultaneamente, escludenti ed includenti.

Nella macchina antropologica il centro vuoto la connota come un dispositivo   non più antropologico ma specista.

La macchina concettuale descritta da Agamben non traccia la linea che distingue l’uomo da tutte le altre specie viventi ma ne certifica la validità della definizione … Ciò che appare come il prodotto della macchina specista, in realtà, è ciò che essa stessa è chiamata a giustificare.

La macchina specista non scopre mai delle differenze biologiche che caratterizzano l’uomo rispetto al resto dei viventi ma, a partire da una definizione già data a priori dall’uomo di cosa è animale, sembra produrne una  descrizione naturale. In realtà l’operazione in atto   è quella di  legittimare come naturale una operazione che in realtà non lo e’.

Definire qualcosa come naturale, nella nostra tradizione, vuole dire svuotarla della storia e trasformarla in qualcosa di  utile ( legittimante ) ai meccanismi di potere. Qualcosa presente da sempre, immodificabile, quindi indiscutibile.

Sono stati tanti i passaggi che hanno portato alla costruzione dell’Uomo così come lo pensiamo e dell’Animale così come lo pensiamo, componenti  di un processo che a partire dal Neolitico, attraverso le religioni monoteiste, il Rinascimento, la Rivoluzione Industriale, hanno edificato e modificato i  sistemi di potere così come li ha descritti  Michel Foucault .

Ma il punto fondamentale è ribadire che ad un certo punto, estratto lavoro e profitto da determinati corpi, corpi simili a quelli dei loro sfruttatori, diventa necessaria una ideologia che giustifichi e che  permetta il perpetuarsi dei meccanismi di smembramento ( di quei corpi ).

In ambito umano, in certi ambienti, è dato per acquisito che  prima nasce il razzismo poi le razze.

Prima nasce lo specismo ( la macchina specista) poi si inventa le specie.

Questa ferrea divisione e classificazione , fa si che divenga necessario un distanziamento simbolico tra l’Uomo e l’Animale, una presa di distanza che fa partire un vero e proprio delirio per cui l’uomo è l’animale con qualcosa in più che lo rende speciale, queste distinzioni consistono sempre in tratti biologici.

Cio’ che colpisce chi osserva   la questione da una prospettiva politica e’ l’idea che esista un qualche tratto biologico, che nel nostro caso è  il colore della pelle, la forma del naso, possedere un pene o una vagina.

L’idea che un dato tratto biologico sia presente senza accezioni in una certa classe e sia assente in un’altra, è esso stesso contraddittorio rispetto alla biologia Darwiniana che parla di differenze quantitative e non qualitative, ma questo è ciò su cui si fonda la divisione, cioè l’esistenza di un tratto che caratterizzi l’Uomo dal resto del vivente.
L’altro aspetto che dovrebbe farci saltare sulla sedia è che questo aspetto biologico, che caratterizza l’umano dal resto del vivente, è sempre qualcosa che ha a che fare con le funzioni cognitive. Il terzo punto è l’ostinazione con cui non si è mai smesso di cercare delle prove per dimostrare questa differenza definitiva ed incontrovertibile. ( A questo riguardo ) Ci sono sempre molti esempi ma il più adatto allo scopo  è quello in cui noi definiamo l’umano più intelligente perché ha un cervello più grande.

L’espansione coloniale, ci ha portati a contatto con animali con un cervello più grande del nostro ( l’elefante, la balena..) quindi il sistema di riferimento va in crisi e si corregge: ( adesso di parla ) della dimensione dell’encefalo in relazione alla massa corporea. ( In questo modo ) … Sembrerebbe che la scala sia ricostruita, fino a che   compare sulla scena un personaggio di cui nessuno sapeva l’esistenza :  il “topo-scoiattolo” , il quale,  sfortuna vuole, abbia un rapporto cervello massa corporea migliore del nostro. ( Ecco che ) … Allora vengono introdotte altre correzioni : rapporto più efficiente tra dimensioni degli organi e variabili fisiologiche comportamentali …  In questo caso sono i delfini che ci vengono molto vicini!  Ed allora vengono introdotti i tassi metabolici
Dovrebbe colpirci questa pervicacia, a tratti ridicola, che mostra la malafede e la artificialità della costruzione di queste barriere, artificiosità che si maschera dietro ad una presunta naturalità,  dietro alla finta scoperta di un tratto davvero distintivo tra l’Umano ed il resto del Pianeta.
L’artificiosità di questo processo è sicuramente il fatto che siamo noi a classificare e guarda caso scegliamo le  ( nostre ) caratteristiche psicocentriche per stilare tale classificazione. Nessuno ha mai cercato di classificare un vivente sulla capacità di volare! Questo metterebbe a rischio un certo impianto nella scala ( gerarchica ) degli esseri viventi. Per chi è abituato a ragionare in termini politici, non si  può non ricordare l’ausilio di altri tratti biologici  utilizzati  per tracciare distinzioni all’interno della nostra stessa specie: colore della pelle, forma dei nasi ecc…..

Il fattore psichico  per la distinzione del folle dal sano ( di cui parla Foucault nel suo ragionamento sull’ideologia nazista) può consistere nel  riconoscimento di una certa bozza cranica ... Quindi l’ulteriore aspetto  politico importante che dovrebbe farci stupire e’ questo pattugliamento dei confini dell’Umano, così ossessivo, così morboso, così ridicolo, così’ oppressivo, così violento.
Quindi se questo è vero, certamente abbiamo molto chiari due ambiti: da una parte l’Uomo , che non è tutti gli appartenenti alla specie Homo Sapiens ma un costrutto molto particolare , di fatto inesistente per cui nessuno risponde mai a questa nuova norma.

L’Uomo è uomo maschio, bianco, eterosessuale, adulto, cristiano, abile, sano, e proprietario. Questa è alla fine  la vera definizione dell’Uomo, a cui appartengono alcuni e non tutti gli appartenenti alla specie homo sapiens. Così come l’animale è tutto ciò che è stato reciso da questa costruzione dell’umano. Un insieme di deliri, di follie di arretratezze, di ani, di vagine, di vulnerabilità, di fluidi corporei, di pulsioni e di inconscio. Tutto ciò viene classificato sotto il concetto di animalità.

Questo non è un puro esercizio accademico, questa vasta operazione ha costruito veri e propri fenomeni di specieizzazione per cui, la dicotomia umano-animale è politicamente rilevante, non solo per gli animali propriamente detti ma, di fatto, è il meccanismo che fa funzionare tutte le dicotomie gerarchizzanti.
Nell’assetto sociale uomo-donna, eterosessuale-omosessuale, bianco-non bianco etc… viene previsto  sempre che la seconda parte della contrapposizione sia svalutata in quanto molto vicina, pericolosamente vicina, all’animale.

Altro ambito è che l’equiparazione all’animale è parte tutt’altro che secondaria ai meccanismi di trasformazione di singolari collettivi discriminanti e oppressivi in “vuoti a perdere”. Il negro, l’ebreo, l’islamico, il frocio, la lesbica, il selvaggio, il migrante etc.. …e nel momento in cui   alla loro stigmatizzazione sociale si aggancia una loro animalizzazione … è l’inizio dell’anticamera della fine.

Il confine uomo-animale, che è definito come naturale ed impermeabile, è dotato di una porosità differenziale molto importante per cui, come dicevo, qualche animale può passare all’interno della categoria dell’umano ma infinite schiere di umani sono passate all’interno della categoria animale.

Questo mi permette di aggiungere un ulteriore tassello a differenza dell’antispecismo classico che ha in mente questo uomo cattivo, riproducendo lo schema dell’antropocentrismo per cui l’uomo è l’animale più cattivo di tutti; tutti gli uomini, indistintamente, lo sarebbero, come se esistesse davvero una specie umana la quale,  indistintamente, opprimere tutti gli altri animali.

In realtà, a mio parere, non esiste una specie padrona ma degli umani padroni.

Questo si traduce in pratiche quotidiane tipo manifestazioni contro, ad esempio,  i cinesi che mangiano i cani, che a mio parere nasconde un atteggiamento xenofobo importantissimo.

L’idea prodotta è quella per cui il signor  Donald Trump e il bambino ( anonimo ) … che perisce sotto i bombardamenti siriani, avrebbero la stessa responsabilità nel massacro dell’Animale … ( sotto i nostri occhi )… quotidianamente. Trovo questo tipo di vedute di una cecità oscena, e queste vedute  purtroppo percorrono il Movimento Animalista.

Credo di aver elaborato cosa si intende per centro vuoto in relazione a ciò’ che  la macchina specista restituisce nella forma di  definizioni biologiche non contestabili. ( Abbiamo visto che ) … In realtà si tratta di qualcosa  deciso a priori sulla base di interessi economico sociali politici molto precisi che la macchina ha il compito di naturalizzare.

Un altro aspetto caratteristico dell’Ideologia dello specismo è la combinazione di meccanismi di esclusione ed inclusione, per cui nel movimento stesso, gruppi con tratti biologici o singoli individui, vengono esclusi e nello stesso tempo sono catturati all’interno del Sistema; nel momento in cui sono inclusi ne vengono espulsi.

( Siamo di fronte ad ) … Una geometria complessa che non permette  approcci  semplificati ( nel senso che ) non c’è un dentro ed un fuori chiaro, il dentro ed il fuori si mescolano.

Per spiegare meglio questo punto in una cornice di relazioni extra umane un altro esempio:  è evidente che noi  includiamo gli animali all’interno della nostra società, addirittura all’interno del nostro corpo, nel momento in cui li mangiamo, di fatto escludendoli. Un individuo che mangio lo includo e allo stesso tempo lo escludo dalla mia società come selvatico etc..

…A  livello intra – umano … nell’antica Atene, fulgido esempio di Democrazia …  Nell’ l’Atene classica, l’Uomo è colui che  ha accesso all’Agorà, cioè colui che non deve dedicarsi ai lavori materiali, che sa argomentare senza farsi travolgere dalle passioni e che parla correttamente il greco. E’ evidente che l’appartenenza a questo club è data per diritto di nascita. Non esiste un apprendistato. L’ateniese proprietario maschio fa parte di questo club esclusivo.Questo è il centro vuoto.

Non c’e’ la ricerca di un tratto biologico che caratterizzi il sistema, ma è il sistema che naturalizza certi tratti ideologici a priori ritenuti importanti per accedere ad un determinato club. Però l’inclusione degli ateniesi all’interno della Polis si realizza nel momento in cui si escludono esplicitamente i barbari (cioè chi non parla greco), le donne (che sono facili prede delle passioni) e gli schiavi (che non possiedono nemmeno il loro corpo).
Ed implicitamente la corporeità animale che percorre anche il più ateniese degli ateniesi.
Simultaneamente l’ateniese non esisterebbe se non si fosse appropriato del barbaro, della donna e dello schiavo, cioè se non avesse dato loro il compito di eseguire le proprie funzioni corporee. Questo è ciò che si intende con il complesso meccanismo di inclusione ed esclusione. L’ateniese non si forma semplicemente con una esclusione ma si forma con una esclusione appropriante ed una inclusione devastante.
L’ateniese si forma nello stesso momento in cui si forma la donna, il barbaro, lo schiavo.

Tornando ai nostri tempi, pensare a cosa accade nella divisione classica tra l’Occidente ed il migrante… ( qui accade )  una operazione analoga. C’è un centro vuoto, in questo caso lo possiamo identificare, sta a Bruxelles o a Washington. Un centro vuoto che ha già definito chi è occidentale e chi migrante e la macchina restituisce questa divisione attraverso una operazione di inclusione escludente e di esclusione includente. Per cui l’occidentale si forma nel momento stesso che respinge il migrante, lo include come clandestino ma se ne appropria come badante. A questo punto siamo attrezzati per completare la descrizione della macchina specista che nel libro viene discussa ampiamente ed è un meccanismo che lavora su 3 passaggi fondamentali:

1 _  la definizione della specie dell’Uomo. 2 _ il centro vuoto.  3 _ la favola che ci raccontiamo, per utilizzare una terminologia Derridiana , per cui noi saremmo il centro del mondo, la nostra vita è sacra (solo la nostra vita è sacra).

L’atto di definire il centro dell’Uomo avviene nel riconoscimento di quel centro vuoto.  (Nell’opera di definizione del centro dell’Uomo si utilizzano quelle caratteristiche cognitive che sono già a priori previste nel lavoro di classificazione.La misurazione della distanza che corre tra questa specie di riferimento e tutte le altre specie (2° passaggio) e,  terzo passaggio, la distribuzione gerarchica delle specie secondo un ordine inversamente proporzionale alla distanza rispetto alla specie di riferimento .

Di fatto, si comprende che abbiamo una favola.

Il riconoscimento del tratto distintivo, del centro vuoto e lo svolgimento di una serie di calcoli,  consentono la misurazione della distanza e la costruzione di una distribuzione gerarchica che ( a loro volta ) permettono la costruzione della macchina specista… ( vale a dire ) … La definizione della specie dell’Uomo, della distanza delle altre specie dalla specie umana e la disposizione gerarchica di ogni specie.

Questo termine … ( specie ) … che sembrava così neutro,  in realtà è quello che struttura l’organizzazione della macchina specista, in tutti e tre i suoi passaggi fondamentali.

Quando la macchina lavora a regime, la favola naturalizza il calcolo ed il calcolo normalizza la favola per cui la macchina funziona da sola,con questo presunto aspetto di naturalità/normalizzazione.

Un appunto che volevo fare che mi distanzia dai miei amici Compagni/e Marxisti, in ambito Antispecista, è che quando faccio questo tipo di ragionamento, non sto dicendo che esistono solo dei meccanismi ideologici, non sto negando gli aspetti materiali dello sfruttamento, sto dicendo che quantomeno una volta che lo sfruttamento è iniziato, i meccanismi ideologici sono fondamentali per permettere il proseguimento dello sfruttamento …

Quindi, per dimostrare che non mi dimentico degli aspetti materiali dello sfruttamento vorrei parlare, nella seconda parte, del Sistema della Norma Sacrificale che abbiamo detto costituito dall’ideologia giustificazionista da un lato e dai dispositivi di smembramento dall’altra.

Io credo che i dispositivi di smembramento possono essere divisi a loro volta in 2 gruppi principali, da una parte i dispositivi materiali, alcuni li conosciamo tutti: allevamento, mattatoio, laboratorio; I quali però hanno delle ramificazioni importantissime, per cui pensate alla scelta della localizzazione dove il mattatoio viene costruito. Alcuni dicono lontano dalla città per nasconderlo dagli occhi. Io che sono più Foucoultiano penso, lontano dalla città perché esiste una medicina sociale che prevede che i miasmi prodotti dagli animali non debbano alterare l’architettura urbana; comunque c’è una scelta politica precisa sul  dove localizzare questi luoghi di sfruttamento … ( e si tiene conto delle ) …  sue caratteristiche più minime , rozze, volgari …  la scelta dell’architettura più funzionale allo smembramento, l’ottimizzazione di quello che potremo chiamare l’interior design, la posizione degli uffici, delle gabbie, dei tavoli operatori, delle catene di smontaggio, l’organizzazione industriale standardizzata dei tempi di lavoro; la scelta delle piastrelle che permettono la più facile eliminazione dei fluidi non commercializzabili.

Esiste tutta una organizzazione di dispositivi di smembramento che va oltre la semplice struttura, nell’ambito animale : il mattatoio; in ambito umano: i campi di concentramento, i Centri di Internamento ed Espulsione, le prigioni, gli ospedali psichiatrici.

Quindi c’è tutta una organizzazione del sistema di smembramento che va ben oltre gli aspetti più macroscopicamente visibili. Un altro aspetto che è ancora meno visibile che nel libro chiamo “i dispositivi performativi” .

Il termine performativo ha assunto altre accezioni più allargate, positive nell’ambito del femminismo ad esempio, però i dispositivi performativi sono quelli che Foucault chiamava: le parole che uccidono.

Il nostro linguaggio non è semplicemente un linguaggio descrittivo, io non dico solo, questo è un tavolo, questa è una sedia. Esiste sicuramente una parte del linguaggio che la teoria degli anti-linguisti ha individuato come  linguaggio performativo che è un linguaggio che modifica la realtà.

Quando c’è un signore che considereremmo bizzarro se non vivessimo all’interno di una norma eterosessuale molto forte, che si veste con una fascia tricolore e che dice d’avanti a due persone, ovviamente una in nero l’altra in bianco, in un Municipio – vi dichiamo marito e moglie – questo non sta descrivendo la realtà, questo sta facendo un atto performativo di modifica della realtà. Per cui si creano una serie di doveri e diritti reciproci che modificano, che soggettivizzano differentemente quell’individuo, modificando la realtà.

Il linguaggio performativo è ovunque, lo stesso succede nelle chiese, dai vescovi che nominavano gli imperatori (ti nomino imperatore, modifica la realtà) a qualche cerimonia a Washington che nomina maschi bianchi, eterosessuali, proprietari, presidenti degli Stati Uniti. Questo modifica anche il significato della realtà. O ancora, in una Laurea universitaria quando io dico: con i poteri conferitimi dalla legge ti dichiaro dottore in filosofia, medicina, ingegneria … io sto modificando la realtà.

Esistono una infinità di dispositivi performativi, parole che uccidono, in ambito umano è evidente, ma anche in ambito animale.

Pensiamo alle leggi nazionali e sovra-nazionali che regolamentano le parti di smembramento ( la macellazione, la sperimentazione) e le leggi che prevedono le sovvenzioni economiche in queste strutture di smembramento. Queste sono parole che però fanno parte dei dispositivi di smembramento.

Le delibere delle associazioni industriali di settore, quello dei sindacati di categoria, le disposizioni regolamentari su dove cacciare su come e dove si possono tenere i circhi, su come fare ristorazione, sulla corretta gestione dei canili, sono tutte parole. Le misure amministrative atte, addirittura, a definire gli spazi dove certi animali possono recarsi e certi altri no.

C’è un aspetto ideologico e c’è un aspetto di dispositivi di smembramento, il quale è molto più ampio di cio’ che siamo abituati a pensare, anche per gli aspetti materiali sarebbe necessario riflettere.

Riassumendo: l’operazione di individuazione delle caratteristiche che permettono di tracciare la linea di confine tra l’uomo e l’animale, non è una operazione naturale ma una   ( di tipo )  normativa e normalizzante. Detto più semplicemente: ciò che permette di distinguere i così detti appartenenti alla specie homo sapiens, non è la semplice osservazione di caratteristiche più o meno esclusive di questa specie, che in sé sarebbero mute, ma la capacità di far parlare certe caratteristiche biologiche  le quali, di per sé,  sarebbero mute e che queste caratteristiche iniziano a parlare perché si trovano all’interno di sistemi di norme.

Per farvi capire ciò che sto dicendo, vorrei passare un attimo dagli animali a situazioni umane, che in parte abbiamo già discusso, così da esplicitare meglio questo punto.

So bene che io sono differente da un cane o da un gatto o ancor più da una blatta o da una pulce, ma il punto che sto discutendo è che alcuni tratti biologici di per sé muti all’interno di una norma cominciano a diventare eloquenti ad esprimere concetti, a parlare. Un esempio classico, visto che viviamo un tempo di “sentinelle a piedi” è quello , sicuramente, di riferirsi alla  costruzione dei generi, dell’invenzione dei generi. E’ ovvio che biologicamente esistono dei portatori di pene e dei portatori di vagina. Il problema è che dobbiamo chiederci come mai all’interno della nostra società, proprio il pene e la vagina diventano parlanti.

Diventano parlanti perché esiste una ferrea norma eterosessuale che prevede che esistano i maschi e le femmine, i quali si soggettivizzano come uomo e come donna e che siano naturalmente attratti l’uno  dall’altra. Ovviamente questa è una costruzione sociale, il che non vuol dire che non esiste il pene o la vagina, ma il pene e la vagina iniziano a parlare all’interno di una norma sociale eterosessuale che prevede che il corpo maschile si costruisca a partire da un pene eloquente .

Il colore della pelle non parla di per sé ma parla all’interno di una norma razziale. Quello che sto cercando di dire è che non esistono i maschi e le femmine e poi si costruisce una norma eterosessuale, ma esiste una norma eterosessuale che ci soggettivizza come maschi e femmine. Ciò non vuol dire che biologicamente non esistono i peni e le vagine, vuol dire che i peni e le vagine, all’interno di una certa struttura sociale, iniziano a parlare in un certo modo.

Poi ci dovremmo chiedere come mai, e qui c’è un’altra intersezione con la questione animale, proprio il pene e la vagina, tra gli infiniti tratti biologici che ci distinguono, diventano così importanti. Siamo una società di allevatori, certamente il fatto di riconoscere istantaneamente chi è maschio e chi è femmina è fondamentale per la riproduzione . Viviamo in una società di allevatori che non è semplicemente quelli che allevano gli animali ma la nostra società è di allevatori che riconosce questo tratto biologico che è immediatamente trasformabile in profitto.
Non esistono solo le leggi o lo Stato, i grandi sistemi di potere. Esistono tutta una serie di fenomeni di microfisica del potere che sono le norme che in realtà costruiscono i nostri corpi, materializzano i nostri corpi in un certo modo. Ci soggettivizzano. Le norme non sono qualcosa che vive nel mondo empireo ma sono il fatto che quando andiamo in un ristorante, sui bagni c’è attaccato il disegnino del maschio e della femmina. Se voi guardate il vostro codice fiscale l’unico tratto biologico che è riportato è se siete maschio o femmina. All’interno della nostra società vige la norma eterosessuale, che ci soggettivizza come maschi e femmine. Norma a cui noi stessi partecipiamo.

Nel momento in cui mi presento vestito in un certo modo vi sto dicendo che sono maschio, se fossi venuto con una gonna sarei apparso ancora più bizzarro di quel che sono normalmente. La norma non solo ci soggettivizza ma siamo noi che continuiamo a replicare la norma. Poi che la norma possa essere costruita in un certo ambito, applicata in altri, che esistano norme conflittuali tra loro e che a volte si possono creare le così dette soggettività devianti o eversive o anomale o contro natura, questo è un altro discorso, ma la norma generalmente funziona naturalizzando e normalizzando.

Sicuramente la norma funziona in ambito della divisione animale, noi siamo abituati fin da piccoli a considerarci al centro del mondo e al centro dell’universo, a definire la vita umana come sacra e ripetiamo questa norma nei nostri atteggiamenti quotidiani.

Noi ci sediamo a tavola a mangiare in un determinato modo, che ci sia più o meno il cadavere sul piatto davanti a noi, però certamente camminiamo in un certo modo, ci spostiamo in un certo modo, non è un tratto biologico è normativo.

Potremmo biologicamente mangiare in una ciotola come quella dei cani ma questo produrrebbe una soggettività preoccupante. Mangiamo seduti a tavola, questo per dire che le norme valgono anche nella definizione di ciò che è umano e ciò che è animale.

Da un lato i Pet, quelli più fortunati, sono soggettivizzati come umani e poi ci sono i ragazzi selvaggi che sono usciti dalla nostra società generalmente per guerre, migrazioni, che sono finiti in società di gazzelle, società di lupi, in società di orsi e hanno performato da orso, da gazzella,  fino a quando sono stati ripresi, generalmente da medici filantropi che li hanno rieducati alla specie umana.

L’ultimo punto che volevo toccare è più interessante per chi si occupa di antispecismo. Se lo specismo è questa norma sacrificale per cui  esistono biologicamente, a priori, dei corpi che contano, che possono ardire a diritti e privilegi , che esistono … ( al contempo ) … dei corpi che non contano … macellabili impunemente … , ma i corpi che contano e quelli che non contano sono costruiti a partire da una norma sacrificale che, a priori, prevede che esistano dei tratti biologici che costituiscono dei corpi che contano ( la stazione eretta, il pollice opponibile, le funzioni cognitive) e dei corpi che, non avendo queste caratteristiche, sono uccidibili impunemente a miliardi. Se questa è la struttura, credo che l’antispecismo si sia poi declinato secondo tre versioni principali: antispecismo dell’identità, della differenza e del comune.

L’antispecismo dell’identità è il primo antispecismo che sostanzialmente lascia l’Uomo al centro dell’Universo. Noi siamo sempre al centro dell’Universo quello che viene suggerito è la modificazione dei calcoli. Per cui modificando i calcoli c’è, in effetti, qualche animale che ha delle caratteristiche simil umanoidi che può essere fatto rientrare all’interno della sfera dei così detti “diritti umani”.

Operazione identitaria, operazione pericolosa a mio parere, perchè per far rientrare qualche animale … ( nella sfera umana ), tra l’altro non riuscendoci (scimpanzé, gorilla, oranghi) in realtà si approfondisce la barriera con tutto il resto. Visione sicuramente colonizzante per cui solo chi è simile a me può entrare nel mio club esclusivo. Sicuramente confondente perché pensa allo specismo come un vero pregiudizio. Il pregiudizio è qualcosa che ha a che fare con il singolo individuo, è una sorta di patologia del pensiero logico. Che può essere come energiche iniezioni di argomentazioni razionali, non a caso si diceva che se i mattatoi avessero le pareti di vetro tutti diventerebbero vegetariani, non mi pare che questo sia successo. Si sono moltiplicate la trasparenza dei muri dei mattatoi ma la tragedia del male semmai è aumentata.

Da qui il progetto grandi scimmie, dal quale nasce anche l’oscillazione ed i continui ripensamenti di Peter Singer e Tom Regan che non sono dettati da preferenze personali e di gusto, ma sono strutturali rispetto all’antispecismo che hanno costruito.

Se voi leggete Singer e Reagan gran parte delle loro discussioni – se i molluschi possono far parte …(di questa o quella categoria ) … o possono essere mangiati, i pesci i mammiferi fino ad un anno di età …
…Insomma … tutta questa serie di problemi non sono perché a uno piace il pesce e quindi sui molluschi si costruiva una teoria… per dar spazio… forse ad un pregiudizio… Bisogna chiedersi se un pregiudizio che vale per la mucca,  vale anche per il mollusco, per il pesce o per un mammifero di età inferiore ad un anno.

Quindi tutto sommato nella visione del primo antispecismo (che io rigetto profondamente pure essendo conscio che non se non ci fosse stato, non staremmo qui stasera ) … ( secondo il quale )… tutto sommato, l’impianto sociale in cui viviamo è un impianto sociale sano, basterebbe ingentilire un pochino il mondo … queste frasi si sentono spesso…
… “ basterebbe smettere di mangiare gli animali perché vivremmo nel mondo migliore possibile”…

Ovviamente, con la consapevolezza personale,  questo che sto dicendo, sembra frutto di elucubrazioni, ma in realtà poi si traduce in pratiche. Non è un caso che il principale meccanismo politico di presentazione del 1° Antispecismo, tutt’ora vigente, è l’evangelizzazione porta a porta.

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C’è una precisa visione sociale.

La Società è costituita da una somma di individui, razionali, informati o potenzialmente informabili, capaci di liberarsi dai propri interessi personali. La tipica visione Liberal della Società. Che poi gli individui non siano razionali, siano disinformati, che ovviamente viene esasperato l’individualismo e l’interesse personale, questa è un’altra questione.

In realtà la visione dovrebbe essere: ciò che struttura una Società non è la somma degli individui ma le relazioni che intercorrono tra i singoli individui. Il modo in cui i singoli individui si rapportano tra loro. E credo che questo sia stato riconosciuto profondamente dall’Antispecismo della differenza, il quale non si impegna più a dire che “ se misuriamo un po’ meglio i confini dell’Umano, possiamo farci entrare qualche animale, ma si concentra principalmente sul 3° dei meccanismi che è quello della trasformazione della differenza di genere.

Questo è il primo grande passaggio che nasce dalla matrice Anarchica, Marxista e Post-Strutturalista del 2° Antispecismo.

L’altro punto importante è che l’Antispecismo non è un pregiudizio morale ma una ideologia giustificazionalista delle pratiche materiali di smembramento già in atto. Quindi se questo spostamento di interpretazione della società per cui la società non è la somma degli individui ma ciò che corre tra questi individui; a questo punto, individui tra virgolette, ovviamente il fuoco, l’enfasi si sposta dalla morale alla politica e dall’evangelizzazione vegana al tentativo di mettere in scacco o di smantellare le strutture che reggono l’ordine sociale che si fonda su queste dicotomie gerarchizzanti.

Quindi, pur nell’embrionicità e nella spezzettatura, nell’inesistenza del movimento antispecista, sicuramente il 2° antispecismo è un Antispecismo della differenza, sicuramente si concentra non sulle scelte individuali “il mondo non si cambia cambiando i singoli gusti dell’individuo” ma si cambia innescando processi storici collettivi, di modificazione radicale dell’esistente. E in questo senso ho una serie di barzellette da raccontarvi se volete.

A partire dall’Antispecismo della differenza … da questo Antispecismo più politico, si immettono alcuni slogan classici del 1° antispecismo, che vengono ovviamente rigettati per quello che sono, appunto, slogan di dubbio valore. A mio parere certi slogan non sono utili ma controproducenti, perché se qualcuno riflette un attimo, scopre l’infondatezza di questi tipi di affermazioni.

Esempi:

“ Poiché la produzione di cibi vegetali è energicamente più vantaggiosa di quella della carne, se tutti diventassimo vegani, si risolverebbe il problema della fame nel mondo” Questo comporta una totale ignoranza dell’attuale sistema di produzione e distribuzione delle merci. Sistema che, ovviamente, piuttosto che dare in beneficenza del cibo in sovrappiù, lo butta in discarica.

Un Sistema che prevede lo smembramento dei corpi e che prevede che ci sia qualcuno che possa morire di fame.

“L’uomo è naturalmente vegano e non onnivoro, come dimostra la sua dentatura, i suoi enzimi digestivi e la lunghezza del suo intestino”. Voi capite che, pensare di attaccare una Ideologia di sfruttamento ripetendo i meccanismi biologici naturali che stiamo cercando di decostruire e soprattutto pensare che un movimento politico serio, si possa fondare sulla struttura dei denti, su che tipo di enzimi digestivi avete, a me farebbe sorridere se non mi facesse piangere.

“I bambini vanno educati al rispetto per i non umani perché molti serial killer prima di uccidere umani, hanno maltrattato animali”. Ovviamente questo vuol dire, trasformare un problema politico in un problema psicopatologico, vuol dire confondere il maltrattamento con il Dominio. Comporta anche un aspetto scientificamente poco sostenibile per cui non ci siamo mai chiesti quanti , così detti soggetti normali hanno fatto azioni di maltrattamento analogo e sono diventati Serial Killers. E ammesso si dimostrasse una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi (tra i Serial Killer e i non Serial Killer) in termini di maltrattamento animale, non sarebbe ancora dimostrato il nesso causale tra i due.

Bisogna combattere i circhi e zoo perché educano i bambini alla violenza”. Il discorso è analogo a prima. Il problema non è un problema politico di smembramento dei corpi ma diventa un problema di pedagogia anti-libertaria.

“ La sperimentazione sugli animali si fonda su un errore metodologico come tale è dannosa per l’uomo”. Ovviamente qua si introduce dalla finestra ciò che si tenta di fare uscire dalla porta, cioè l’Antropocentrismo. Ovviamente i farmaci che vengono prodotti sono dannosi per l’uomo, le donne li possono prendere in totale tranquillità (:-)) e soprattutto direi che un reale movimento politico non si dovrebbe occupare di cosa è utile o non è utile per la salute umana, non dovrebbe trasformarsi in metrologia della scienza.

Faccio sempre questo altro esempio:

Non ho dubbi che tutti noi all’interno di questa sala, rigettiamo e condanniamo la tortura intraumana. Non perché possa fornire o meno delle informazioni utili, anche se domani tutti i torturati mi fornissero delle informazioni utili, allora la tortura diventa giustificabile. La tortura è ingiustificata perché comporta inflizione di dolore e smembramento di corpi. Se la sperimentazione animale è produzione e ottenimento di informazioni, perché questo succede, io ottengo delle informazioni dai corpi animali smembrati tramite inflizione del dolore. Un movimento politico serio non si dovrebbe concertare sulla utilità o meno delle informazioni ma dovrebbe concentrasi sullo smembramento dei corpi torturati.

L’ultimo Antispecismo,  quello di cui ho parlato questa sera, è quello che supera i timori dell’antispecismo della differenza, che non si è impegna nella decontrazione del concetto di Uomo e di Specie e, appunto, che si impegna in questo tipo di lavoro.

Se è vero che l’uomo è maschio, bianco, proprietario etc… Abbiamo detto prima, tutta una serie di movimenti  si sono concentrati sulla decontrazione degli aggettivi che rendono  bizzarri tali sostantivi.

Il Movimento femminista Queer, i Movimenti Post-coloniali, l’Antipsichiatria. Non mi pare che l’Antispecismo si sia accollato il compito che io credo sia il suo proprio: decostruire la categoria di Uomo.
Questo Antispecismo si concentra direttamente sulla favola che ci raccontiamo, per cui questo Antispecismo cerca di mettere in dubbio l’esistenza di un proprio, un proprio dell’Uomo, sottolineando appunto che i corpi viventi sono in un continuo processo di differenziazione.

Noi siamo costitutivamente ibridi, meticci, siamo impropri, non abbiamo quella famosa proprietà privata che ci caratterizza come umani, come non esistono proprietà private di altre specie.

L’idea della specie è quello che ho cercato di ripetere più volte:  un utile dispositivo di occultamento di meccanismi di potere molto funzionali alle Elite dominanti per continuare a gestire la vita nei termini di un continuo e progressivo smembramento.
Io ho chiamato comune questo aspetto perché credo che esista una sorta di faglia di vite impersonali che attraversano l’intero vivente sensuale, quindi diventa desiderante, che è caratterizzato da tanti aspetti, come la vulnerabilità dei corpi, noi siamo vulnerabili non perché ontologicamente vulnerabili, ma perché siamo costituiti da rapporti. Quando entro in rapporto espongo il mio corpo alla possibile vulnerabilità.

Siamo corpi finiti che moriranno ma siamo anche corpi in grado di gioire, di giocare, quindi corpi, e questo lo condividiamo sicuramente con gli animali, che sono in grado di rendersi inoperosi e sottrarsi agli imperativi categorici della produttività e della riproduzione.

Chi ha in casa un animale … ( lo sa… ), quando gli animali sono liberi, sicuramente uno degli aspetti che a me ha sempre colpito è la  ( loro ) capacità di gioire, di godere, di giocare, senza un fine prestabilito, quella che si dice “gioia di vivere”.

Questo è quello che io ho imparato maggiormente dagli animali, questa capacità di rendersi inoperosi. Questo non vuol dire ridurre l’entità del dramma ma vuol dire accentuarlo ancora di più. Da un lato volevo portare questo aspetto gioioso alla vostra attenzione, dall’altro se c’è qualcosa di più terribile che far soffrire chi può soffrire è far soffrire chi dovrebbe gioire. La situazione non si semplifica, semmai si complica.

Vorrei dire due parole sulla struttura del libro che è mostruoso in sé perché parte come saggio filosofico e progressivamente si trasforma nel racconto di storie. Succede questo innanzitutto perché abbiamo a che fare con un linguaggio; il linguaggio è la principale delle istituzioni, questo è un aspetto a cui non pensiamo molto.

Il linguaggio è la principale delle Istituzioni che si è creata storicamente, culturalmente e che ha delle concrezioni al suo interno per cui lo rendono specista, sessista e le cose che sappiamo. Tuttavia,  è l’unico strumento che abbiamo a disposizione per attaccare e decostruire questi dispositivi di potere …. come dire, smarcarsi dall’idea che esiste una verità con la V maiuscola, trascendente, universale, per cui riferendosi a questa avremmo la possibilità di smontare certi dispositivi, ma appunto pensare a come e’ il Sistema ( … ) un conto è il reale, ciò che è reale …  un conto è ciò che è vero. Ciò che è vero è una costruzione che si forgia nella battaglia politica.

E quindi l’idea di superare questo aspetto. Ho provato a giocare con il linguaggio per cercare di renderlo inoperoso nella  seconda parte del libro … proprio per cercare di mimare quella gioia animale di cui parlavo prima.

C’è un bellissimo esempio di Agamben, parla del gatto che gioca con il gomitolo, che mette in atto dei meccanismi venatori, resi inoperosi perché non c’è il topo che muore. Ecco io ho cercato di fare un lavoro analogo nella seconda parte del libro con il linguaggio, che discende dalla nostra tradizione, un linguaggio costituitivamente violento, cercare di farlo lavorare contro se stesso di renderlo inoperoso … i fare parodie di parodie per cui l’ultima parte e’ costruita con un lavoro di archivio, di costruzione presa da racconti da narrazioni filosofiche o da referti medici psichiatrici. Costruendo quello che vengono chiamati casi clinici, mimano i referti di polizia, mimano i referti clinici, i referti psichiatrici, i referti degli internamenti carcerari, per mostrarne la loro innaturalità.

Si fa una parodia della parodia un po’ come fanno le Drag Queen , accentuano così tanto gli aspetti maschili e femminili da mettere in dubbio che esista uno stile femminile. L’operazione che ho cercato di fare è una operazione analoga, mostrando con delle copie volutamente eccessive, l’inesistenza del normale e dell’originale, come in una artificiosità di ciò che consideriamo normale ed originale.

Qua faccio sempre una battuta che mi è starà accreditata “ Nessuno di noi riesce a materializzarsi perfettamente nelle infinite norme che ci costituiscono come umani: maschio, bianco, eterosessuale….” –  l’esempio più classico è il presidente degli Stati Uniti,  anche lui, che è l’umano paradigmatico, porta quel cesto giallo in testa che mostra l’artificialità di queste norme. Nessuno di noi, neanche il più paradigmatico riesce ad adeguarsi a questa norma, ed è questa l’operazione che tenta di fare la seconda parte del libro.

Vorrei leggere uno dei casi clinici per rendere conto di questa parte, che è il caso 25, il quale,  credo,  riassuma quello che ho cercato di dire stasera andando a toccare vari aspetti di come la questione animale vista nella sua interezza si ramifica chiaramente anche in termini intra-umani, costruendo quello che viene definito come un delirio di un folle che parla con più voci, alcune le riconoscerete ma questo è poco importante.

Questi pezzi sono costruiti cucendo insieme, in un lavoro certosino e delirante pezzi di altri, sono poche le parole mie qui dentro che servono a collegare una parte con l’altra:

“ Io sono legione, banda, muta. Sono un numero incalcolabile di età, di ore e di anni, di storie intempestive. Siamo i senza nome, le ombre dei nomi, le vittime che non contano perché a noi è stato vietato perfino il racconto. Siamo la mancanza invisibile, la moltitudine sterminata. Siamo le vite che sono come se non fossero mai esistite, dettagli senza importanza, giornate senza gloria, turbolenze così oscure che neppure ci si è presi la briga di trasformare in casi. Io sono i troppi che, nati, è come se non avessero mai raggiunto né attraversato il mondo; il tempo non ha trovato il tempo per assistere ai nostri affanni e ai nostri fallimenti, aveva solo urgenza di disfarsi dei nostri respiri. Io sono i non registrati perché infimi fin oltre l’infamia: il potere non ci ha visti o ci ha annientati in meno di un istante con la luce folgorante del suo sguardo impassibile. Siamo passati senza lasciare traccia. In fondo al mare, tra le macchine, nei campi, nei gommoni e tra le reti, lungo le catene di produzione, nei laboratori e nei mattatoi, nelle guerre e nelle carestie, sotto i colpi della peste, dell’AIDS e delle epidemie, dei fucili, dei bastoni, dei manganelli e dei machete, nelle caserme, nelle sale operatorie, sotto i lampi delle bombe o sopra i bagliori delle mine, negli agguati, nei fossi, nei recinti, nelle gabbie, nella disperazione e nel terrore, nell’estrema povertà. Sotto il letto di un misero albergo a ore. Tutto deve essere detto una volta e ancora un’altra affinché non vada perduto. Sono la polvere che non viene lasciata depositare. Io sono la cenere e il vostro destino, perché tutti, prima o poi, saremo spazzati via dall’oblio. O forse no, dal rovescio del tempo transita tutto: ciò che è conosciuto insieme a ciò che non lo è, a ciò che non lo è, a ciò che non è registrato né tenuto in considerazione. Sono in mezzo a voi, la materia oscura che vi dà forma. Continuiamo a palpitare sotto la terra come se non volessimo scomparire del tutto, siamo una massa ingente di parole, eventi, passioni, delitti, ingiustizie, paure, risate, aspirazioni, ardori, macchinazioni, convinzioni, chimere, pietà, segreti, umiliazioni, discordie, vendette, amori, pensieri, Che cosa è reale e che cosa è fittizio? Non dire che il vivente è un genere diverso da ciò che è morto, ma piuttosto che è solo un genere rarissimo di questo. E non lasciare che muoia ancora, trattieni il tempo, fallo restare, lascia che la polvere ti assordi, che possa far rimbombare le urla intense della sofferenza e della morte, i gemiti fugaci del piacere e del desiderio, le mute grida di speranza, l’assordante silenzio di ciò che è stato escluso ai bivi della materia e della storia. Non lasciare che il nemico vinca due volte. Scrivi, racconta, onora la nostra obbligata memoria, l’assenza di memoria. Io sono collettività, moltitudine venuta dallo spazio e dal tempo. Sono immaginazione sospesa. Sono il pianto di morte e il lutto inestinguibile. Sono la blatta che hai schiacciato e hai visto morire: la materia viva, l’immemorabile, il mondo. Sono l’immensa collettività, la sterminata moltitudine”.